24) Riordini

"Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?"
(Albert Einstein)

- 93.

Per chi è abituato a essere occupato, in tutti i sensi, c'è il rischio di cadere in uno stato depressivo, se all'improvviso mancano le cose da fare. Gli orari si sballano, la notte si confonde con il giorno, la barba cresce...

Ci sono anche cose bellissime, però, che non si sono mai viste durante la settimana, come

Svegliarsi senza sveglia

Merenda a orari diversi col gelato fresco appena fatto sotto casa

Il cinema di pomeriggio.

E di nuovo un'euforia diffusa, i nervi che combattono un'ansia facile, folle, isterica, come se stessi vivendo tutto questo di straforo o stessi facendo qualcosa che non si fa e avessi paura di essere beccata. E un ostinato senso di imposizione al riposo, che ancora va bene così.

Il problema mio è che proprio proprio senza far niente, in attesa dell'Accademia del sabato e dell'inizio della scuola di teatro a novembre, non riesco a stare. O meglio, non mi forzo a niente, questa è la mia promessa imposta, ma ho triplicato le ore di studio e poi ho iniziato ad avere l'altra metà di giornata a disposizione per scrivere.

Insomma, vi è mai capitato di essere in ferie e impiegare la prima settimana a convincervene?

È più o meno così che è trascorsa questa settimana.

Il mio disordine in casa è come i miei manoscritti irrisolti, uno è incastrato all’altro. Disincagliandone uno forse trova luogo quell’altro, e via via col resto. Voglio dire, ho un mare di cose da mettere in ordine, a partire, ma non solo, dall'ambiente in cui vivo.

Ho dovuto ricorrere a un programma giornaliero, che non fosse proprio la sregolatezza quella randagia, ma nemmeno uno sfiancante ossesso militare. Insomma, ho stilato delle regole del buonumore, studiate per me e testate su di me, che ho reso obbligatorie per me. Da seguire tutti i giorni.
Certo che è strano prendere atto che "adesso che sei libero puoi fare tutto quello che hai sempre voluto fare" ma non hai la più pallida idea di dove cominciare, come distribuire il tempo, cosa fare prima.

Ed ecco, alla fine, la mia salutare produttiva giornata da qualche giorno:

  1. Colazione
  2. Passeggiata all'aperto con audiolibro nelle orecchie
  3. Doccia e seconda colazione
  4. Commissioni varie, pagamenti, documenti, robe da mezz'ora al pc o giro in macchina veloce per spese, con musica a tutto volume
  5. Scrittura di un pezzo di copione, ovvero prendere film esistente e riportare per iscritto le battute, per allenarmi sul doppiaggio più tardi quando le avrò dimenticate
  6. Pranzo nel frattempo
  7. Ear-training, solito, rilassante, fondamentale per non perdere l'allenamento alla musica dal punto di vista della didattica dell'orecchio, dell'armonia, la ritmica, ecc. / Da alternarsi a piacere con "mettere a posto casa"
  8. Riscaldamento vocale ed esercizi di lettura orale
  9. Studio del copione precedente ed esercizi di doppiaggio sul film di prima
  10. Merenda, in casa o sotto casa : )
  11. Scrittura creativa (articoli, manoscritti, altri progetti)
  12. Cena nel frattempo
  13. Svago

La parte buona di tutto questo, a parte insistere sulla costanza che è il vero grande segreto della riuscita delle cose nella vita e anche la cosa più difficile che esista al mondo per me, è che ho capito che, per essere felice, almeno una volta al giorno bisogna farci stare queste cose:

  1. Parlare con Dio
  2. Uscire di casa (preferibilmente a piedi), cercare il sole
  3. Ascoltare buona musica / ballare
  4. Vedere un bel film o approcciare un bel libro
  5. Fare almeno un pasto spettacolare
  6. Fare qualcosa di piccolo piccolo per qualcuno
  7. Fare una lista di cose da fare in giornata e cercare di rispettarla
  8. Andare a letto soddisfatta per aver depennato la lista

Naturalmente, il concetto di "svago" preclude la programmazione e include qualsiasi cosa abbia voglia di fare. Nel weekend c'è l'Accademia, e poi mi posso dedicare alle Mie persone.

L'altra cosa bella di tutto questo è che la mia giornata inizia non prima delle undici e mezza di mattina e finisce intorno alle tre della mattina dopo.
Finalmente, posso dare sfogo al mio nottambulismo ed essere produttiva per lo stesso numero di ore, anche se spostate. In base al test di Focus, sono decisamente un gufo. Ma lo sapevo già. "Creatura della notte. Tirare le 4 del mattino? Nessun problema, anzi è un piacere. Certo, al mattino svegliarsi e carburare è un'impresa e le prime ore di lavoro non sono mai le più brillanti."

Infatti esco di casa alle undici e mezza e mi do al sole, al mutismo e all'ascolto. Finalmente.

Tutto molto bello vero?
Sì. Poi una sera qualunque, magari la sera sbagliata, così, per motivi ormonali zodiacali atmosferici, accendo la tv per sbaglio, e seguo storie di imprese leggendarie di personaggi che nella vita hanno contato qualcosa. Non faccio nomi perché ora non è questo il punto. Il punto è l'insicurezza della serata sbagliata (per motivi ormonali zodiacali atmosferici), che mi deprime a livelli alti, al punto da rimettere in discussione tutta la mia esistenza. Soprattutto dopo aver abbandonato un lavoro sicuro in piena crisi economica. L'ho fatto per salute, mi ripeto. E poi mi chiedo se c'è qualcosa che vorrei che restasse di me, nel mondo, nelle persone.
Che cosa mi piacerebbe realizzare prima di morire?

Che cosa hai fatto tu?
Mi sono laureata col massimo dei voti, ho preso un master sotto ingegneria informatica e ho fatto la mia gavetta lavorativa decennale, ho scritto musica e inciso un disco, ho lavorato per un'azienda prestigiosa, mi sto diplomando in doppiaggio all'Accademia Nazionale del Cinema, ho mille romanzi incompiuti, sto per iniziare una scuola di teatro spettacolare.

Te lo richiedo. Che cosa hai fatto tu?
Niente.

Che cosa farai adesso?
Io adesso... devo riordinare.

Ed ecco che, tra i libri che leggo alla mattina mentre cammino, all'improvviso, ce n'è uno che si chiama Il magico potere del riordino. Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita, di Marie Kondo.
Da non credere. Si scrivono libri anche su questo.

Questa cosa del rimettere la mia casa in sesto per me è diventata opprimente, oltre che necessaria. È tutto rotto, trascurato, in disordine da anni, c'è un trasloco che non ho mai finito di disfare da più o meno dopo la laurea. Ci sono gli anni che ho vissuto fuori Bologna, in cui, col riscaldamento spento d'inverno, si è rotto quasi tutto, allentati gli sportelli, otturati i buchi dei rubinetti di calcare, gli scatoloni in mezzo ai piedi con le cose di cui ancora non sono riuscita a liberarmi, col muschio dentro probabilmente, non lo so, non ci guardo. Non ci voglio guardare. Fino alla settimana scorsa ho potuto dire di non avere tempo di occuparmene. Ora, per quanto ami la mia casa, non c'è più stimolo e non c'è più spazio per abitarla come vorrei. E poi l'amore per le cose va dimostrato, no? Bisogna fare i conti con tutto. Col passato in particolare.

E, guarda caso, la regola d'oro del libro è conservate solo ciò che vi emoziona. Il resto, buttate via senza ripensamenti.

Ci sono cose importanti che farò, tipo buttare via tutto quello che non serve, radunare le cose che appartengono alla stessa categoria in un unico luogo, e riordinare solo per categorie (libri, vestiti, ...), non per ambienti, decidere cosa deve essere buttato e cosa no e dove collocare le cose rimaste, e così via. Ma per questo ci vuole un altro piano operativo, un'altra delle mie rassicuranti liste. O forse dovrei agire? Senza teorizzare altre due ore...

Sul disordine esteriore mi prende la paralisi.

Per non parlare del fatto che, a un certo punto, dovrò lasciare tutto di nuovo per trasferirmi a Roma. Se voglio fare l'attrice doppiatrice nella vita.

Non lo so. "Casa" è un unico luogo? È un luogo sicuro che è sempre quello? O è tutto il mondo perché la vita è là fuori, non qui dentro? "Casa" è qualcosa o è qualcuno? È un'illusione? È stare insieme e basta? Io la percepisco come un prolungamento di me, casa mia.

If you don't like where you are, change it. You're not a tree.
(Jim Rohn)

La nostra piccola realtà sicura quotidiana è una fortuna, o è una trappola?

Cara casa mia,
tu sei l'amore.
Come faccio a lasciarti?
Ho il cinema qui, ho la sala di registrazione, ho due pianoforti, ho la mia libreria. Ho un camino e un meraviglioso divano antiallergico. Ho quadri che ho scelto, e alcuni li ho dipinti io. Non c'è niente che non sia una parte di me qui dentro. Foto dei miei viaggi, frammenti di romanzi, progetti, ricordi. Come faccio a lasciarti?
Casa. Tu sola, mia.
Come posso lasciarti?

C'è una cosa che mi ha colpito del libro, in particolare, ed è: pensate al vostro ideale stile di vita, visualizzatelo.

Ecco. Partirò da qui, credo.
Dopotutto, non devo partire per Roma domani. No?

Sta' zitto, smettila di lamentarti e datti una mossa. Un approccio fuori dal comune per avere una vita migliore, di Larry Winget.

Ecco fatto.

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