1) Il Tempo delle Cose Nuove

"It's time to start living the life you've only imagined."
(Unknown)

Fisso una data.
Fisso una fisicità, un corpo.
Un taglio di capelli.
Un look, quello che ho sempre voluto avere. Carnagione scura, viso sottile, orecchini pendenti afro-americani. Ho un legame particolare con gli afro-americani, ho la voce profonda, potrei avere lontani discendenti. E sono attratta da quella letteratura. Son cose di vite precedenti, o roba così, non saprei dire, dei tempi della Guerra Civile in America, delle vecchie piantagioni del Sud, della terra rossa, del Blues e di tutto il resto.
È un fatto e basta.
Fisso un nome, un nome nuovo, il nome giusto. Quello giusto.
Scelgo il vestito da indossare per quella data. L'inizio del Tempo delle Cose Nuove.

È una maglietta a righe colorate. Mi piacciono le righe, mi piacciono i quadri. Un anello sacro all'indice. E un paio di jeans blu chiaro che arrivano perfettamente alle caviglie, perché, se il peso corporeo è quello giusto, non c'è bisogno di farli aggiustare dalla sarta.
E ai piedi? Forse sono scalza. E, se non sono ammessi i forse, allora un paio di Converse, semplici, pulite ma consumate, quelle di sempre. I miei passi da zero a oggi sono l'unica cosa che voglio conservare.
Scelgo un bracciale sottile per la caviglia. Delicato, invisibile. E di farmi il tatuaggio di una sirena sull'altra, per via della mia duplice natura in tutte le cose. Oltre all'amore smisurato e nostalgico per gli anni d'oro della mia infanzia.

Partendo da una presa d'atto (perché non si sceglie quello che si è, ma solo che farsene) scelgo una capacità sopra le altre. Tipo, lei è Alessandra e se la cava con i numeri.
Io non me la cavo con i numeri, ma...
Beh, ci arriverò alle mie inclinazioni naturali, per quelle bisogna indagare i primi anni di vita, non ce la si sbriga in due secondi. Ci ritornerò.
Diamine, è la parte più difficile.
Che cosa so fare? Che cosa mi viene naturale fare?

Perché in base alla Capacità di cui sopra, bisogna anche che scelga un mestiere. E qui il discorso si fa delicato, perché io un mestiere ce l'ho già. Ma il mondo è diviso in due tipi di persone: quelle che nascono per fare qualcosa, quella cosa in particolare di quando si dice di qualcuno che è nato per quello, e le altre. Per le altre è caos, è ansia, se si ha la possibilità di scegliere. Kierkegaard ci ha articolato un intero pensiero sulla possibilità di scelta, non è vero? Sull'"essere possibilità".

Magari gli interessi sono molti. Per esempio, io sono un tipo preciso ma disordinato, cioè quel tipo di persona che i puntini sulle i ma le i sparse a caso per la stanza nel cielo. Di quelli che le cose o si fanno o non si fanno, ma vorrebbero farne mille e quindi non ne fanno nessuna. Sono una perfezionista pigra. Mi faccio gli auto-sabotaggi perché mi scoraggia la gigantezza dei dettagli. Che i dettagli fanno la differenza, non la somma.
E sì, da brava femmina credo nell'influenza delle stelle (Hey, la Luna influenza le maree! Perché non noi?) e, considerato che sono anche Gemelli ascendente Vergine, come si dice? Testa fra le nuvole, piedi ben piantati a terra. Mi deprime la routine ma non mi piace il cambiamento, scelgo destinazioni oniriche ma ci vado col tragitto organizzato per tappe numerate in ordine di vicinanza tra i punti.
Mi sento un vulcano, col tappo. Tipo

Feeenomenaaali poteeeri cooosmici...
...in un minuscolo spazio vitale. 

Studio musica da quando ero bambina e scrivevo canzoni al pianoforte una volta. Poi ho buttato tutto dentro un album che si chiama Gemini e con quello ho chiuso coi ricordi d'amore, le stelle, le farfalle, gli unicorni e i vent'anni. Non chiedete perché.
Io e l'armonia siamo due pianeti distanti e mi piacerebbe che ogni tanto le nostre orbite si incrociassero, cioè che tutto fosse più semplice e basta.
Sapete, non sto parlando di quell'armonia da stasi; quella è roba ferma, roba stagnante, dopo un po' puzza. Parlo dell'equilibrio che scaturisce dal movimento. Chi l'ha detto, Einstein? Che è come quando vai in bicicletta che per restare in equilibrio devi muoverti. Non mi spaventa pedalare, tutt'altro, è solo che non so da che parte andare. E questa bicicletta non riesce più a ripartire da parecchio tempo ormai.

Ecco, sono parcheggiata qui, ferma, un po' arrugginita e legata col lucchetto a un palo sicuro, un'azienda che ha il primato mondiale sul commercio elettronico di articoli di moda, design e gioielli, per la quale faccio lo sviluppatore informatico.
Ho preso laurea, master e tutto il corredo. Ché non mi ci hanno mica accompagnato in macchina, per carità, me la son fatta a piedi e ci ho messo un po' ma alla fine ci sono arrivata, perché ci ho creduto veramente.
Poi?
Poi mi sono resa conto che una bici che va a piedi è una cosa innaturale. Beh, è sprecata, oltre che senza senso. Se non c'è nessuno che pedala di fatto, se c'è una presenza prudente e sicura che la porta in giro così, senza saltarle in sella e prendere il volo, in maniera sobria e responsabile.
Prudenza. Sicurezza. Trappole, se non si conosce la differenza fra coraggio e incoscienza. E io non li so distinguere, per me sono la stessa cosa.
È una vita che la temo, la scelta sbagliata, la conseguenza negativa, l'irreparabile, la caduta grave, quella che poi non ti rialzi. Ché non tutto si può aggiustare, bisogna stare attenti. Esiste l'irrimediabile.
E dunque, ho seguito la scelta prudente, la scelta giusta.

Tutto considerato oggi, forse quella giusta non è stata se mi trovo qui a fare i conti con una immagine di me insofferente e frustrata.
Scelta... sicura, magari?
Mh, comoda.
Macché, lo so io la fatica che ho fatto per arrivare fin qui.
Facile.
Ma no! Io...
Ecco, ho inseguito la scelta che mi avrebbe garantito di non dovermi cercare un lavoro tutti i giorni, un ingaggio qui o là, un espediente o l'altro. Ho scelto la continuità. Il posto fisso, l'entrata puntuale, garantita, chiamala come vuoi. La certezza economica.
Perciò non dovrei stupirmi magari se oggi sono qui a chiedermi se è tutto qui. Oggi che nuovamente ho fatto funzionare un pulsante Shop Now, un fottuto carrello elettronico.
Brava, ho pensato. Anche oggi grazie a te un ricco s'è fatto più ricco.

Poi, arriva la sera. E la sera, finalmente, mi nutro di purezza, mi nutro di autenticità, mi nutro di storie. Storie... di persone. Storie di sogni. Storie di emozioni, di luoghi e di paure. Di complotti, di amore e di odio, di rabbia, di stupore, di un arcobaleno e poi di altalene, di nuvole e di cieli, di cavalieri, di magia, di prati, di coraggio e di paure, di eroi, di codardi, di amanti, di anime, di case, di stazioni e di deserti, di cascate, di amache, animali e servizi da tè. Gente che dice la sua, storie di silenzi. Storie di salute e di pazzia, di musica e di parole, di risate. Di grandi pianti. Di incubi, di rancore e di buio. Di gratitudine, e di guerra. Di famiglie, amici, bambini, padri. Di luce. Di madri. Di sole e di campi di grano. Di scoperte. Di speranze. Storie vissute e storie da vivere. Pagine da sentirne il profumo, suoni da sfogliare, di immagini e seduzioni della mente, e degli occhi, del cuore. Storie di colori. Di tatto e di orecchie forti. Di anime vaganti. Di sorrisi, meraviglie. Insomma, ecco io... Che cosa farei, senza?

E sapete qual è la verità? La verità è che io voglio fare questo.
Io sono arte. Sono musica, sono scrittura, sono cinema, sono testi di letteratura, sono analisi del testo, teatrale, musicale, storico, sono uno spartito, sono istinto, sono espressione tramite personaggi, sono storie diverse, sono un dipinto, sono un chiaroscuro, sono un laboratorio di pensieri e di progetti, sono una stanza disordinata con fogli volanti, sono una bambina incantata ad ascoltare, sono luce, sono un sogno, sono un attimo, sono per gli altri. Voglio uscire da me. Voglio essere per gli altri. Sono per gli altri.

Al momento sono solo un programmatore in un mondo caotico, cinico e freddo, fatto di codici informatici, strategici e sociali.
Come i pranzi di lavoro forzati, o le cene di pesce in cima ai monti perché "mio cugino ci è stato e ha detto che è buono", per quello che si trasforma in un obbligo morale malamente nascosto dietro al concetto fasullo di Team Building. Detesto gli obblighi, mi spiego? Soprattutto quelli subdoli. Come se dieci ore passate insieme ogni giorno non fossero sufficienti a costruire una squadra. Come se io non avessi nient'altro da fare nella vita.
Convenzioni, strette di mano e sorrisi incravattati, che se non stai al gioco sei fuori, che se sei fuori non ci sono i soldi, che se non ci sono i soldi non si può fare il resto. Non c'è arte. Non c'è niente. Non c'è possibilità. Di studiare, di crescere, di vivere, di andare.
Si può stare insieme in modi più semplici ed essere felici ugualmente, dopotutto. Così come pure andare a sentirsi soli in mezzo a qualcuno. Basta meno.

O si nutre il corpo, o si nutre l'anima. È veramente così?
Ma come si fa?

Beh, qui si chiude il cerchio, perché la mia risposta di stasera è stata: battezzo una scadenza.
O meglio ancora, una data di inizio del Tempo delle Cose Nuove.
E mi trovo un corpo, un nome, un luogo, un mestiere, una vita, nuovi. Che mi assomigliano veramente. La persona che voglio diventare, la faccia che voglio vedere nello specchio, lo spirito che sento battere dentro ogni giorno, il fuoco nell'anima, le grandi pedalate che mi aspettano.
Di quelle che finalmente stai in equilibrio. E a volte, quando nessuno ti guarda, con il sole in faccia chiudi gli occhi, apri le braccia, e voli.

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4 risposte a “1) Il Tempo delle Cose Nuove”

  1. Molto bello !!!
    CI vuole CORAGGIO per fare certe scelte e l’intelligenza di farle al momento GIUSTO……… seguire il proprio istinto per amare se stessi e gli altri ed essere onestamente felice.

    Vivere per amare !!!

    1. Grazie, che bel messaggio! Sì, è proprio così. Quando ti rendi conto che l’amore è alla base di tutto, non solo di chi sei, ma anche di quello che fai, diventa la cosa intorno a cui far ruotare tutto quanto. E come dici tu, credo sia proprio una questione di onestà. Per sé stessi e per gli altri. Penso infatti che la (sana) ricerca della felicità non sia una cosa egoistica, sia anzi la più alta forma di gratitudine all’esistenza, il MINIMO che possiamo fare per dimostrarci riconoscenti al dono della vita e dell’esperienza umana. L’unico vero dovere che abbiamo. Un qualcosa che ha a che fare col ringraziare.

  2. E’ sempre tempo di dare una svolta alla propria vita, di guardare nuovi orizzonti e rivoluzionare le proprie abitudini….comprese quelle che fanno parte integrante della rassicurante routine. E’ sempre tempo di ascoltare il cuore ed abbracciare la propria anima. Imparare a volersi bene davvero è, a mio parere, una buona base per dare serenità anche a chi ci guarda e ci ama.

    1. È vero, forse l’ho capito tardi, ma l’ho capito. Sulla mia pelle. O forse come dici tu non esiste un tardi perché “è sempre tempo”. Di sicuro è un piacere trovare riscontro nei vostri commenti, e poter restituire le emozioni che mi date, a mio modo (nel mio piccolo) e a modo mio. Grazie per l’appoggio e l’affetto, impagabili.

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